Tutte le ore e nessuna rivela il lavoro della scrittura nella sua superficie instabile e magnetica. Dalla stanza di un albergo, tra posacenere ricolmi, una voce narrante ricomincia notte dopo notte il proprio discorso. Tentando di intravedere i colori che emergono dal buio e di uscire per un istante dal proprio stato di esilio, Aslı Erdoğan sceglie di raccontare la propria vicenda umana e politica attraverso uno scavo profondo nella parola, in cui il mondo di fuori (che sia il nord Europa o il Nepal) resta coperto da un "velo tessuto di luce e buio".
L’esilio politico della scrittrice turca diventa, così, un'esperienza non legata unicamente ai fatti, alla storia e alla testimonianza, ma un percorso frammentato in cui la lingua viene piegata e messa in discussione, e il racconto cambia continuamente la propria forma.
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