Tarquinia, 18 maggio 1976. Anna e Stefano viaggiano insieme a bordo di una 127 verde. Non si conoscono e non hanno mai scambiato neanche una parola, a farli sedere uno accanto all'altra ci ha pensato un colpo del destino. Lei è un'elegante signora borghese, moglie di un diplomatico. Lui un quindicenne con molti problemi, condannato a portarsi sulle spalle un inestinguibile complesso di inferiorità. Si trova su quella 127 solo perché suo nonno gli ha chiesto di aiutare la signora in un trasloco. Appena lasciate le valigie in casa, Stefano si avvicina ad Anna e tenta di baciarla. La donna rifiuta, il ragazzino impacciato si trasforma in un assassino. Stefano si scopre feroce, famelico, spietato. E dopo aver ucciso Anna con raggelante brutalità, le ruba i soldi e la macchina per lanciarsi in una grottesca fuga. È un femminicidio consumato pochi mesi dopo il "delitto del Circeo", sempre nel Lazio, ma non ha certo la stessa eco sui giornali. aAzi la storia di Anna viene attivamente dimenticata. Ma le conseguenze di quell'assassinio saranno dolorose e incredibili. Stefano, minorenne giudicato «immaturo», se la caverà con una pena molto lieve. E dalla morte Anna si originerà pure la vita dell'autore, Andrea Romano, figlio del diplomatico che si risposerà dopo la perdita della prima moglie. Ora, a quasi cinquant'anni di distanza, Romano prova a riannodare i fili di un delitto che ha stravolto per sempre una famiglia, e ne ha creato indirettamente una nuova, tenuta insieme da un tabù.
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