Pio Turroni (1906-1982) per tutta la vita lavora come muratore. È un
uomo semplice, un autodidatta, ma la sua non è affatto una storia
semplice. Schedato a sedici anni come sovversivo, diventa ben presto uno
dei più importanti (e sorvegliati) anarchici italiani, intimo amico di
militanti internazionalmente noti come l’ucraino Nestor Machno, quando è
ormai esule in Francia, o come l’italiano Camillo Berneri, di cui è il
più stretto collaboratore quando nel 1937 gli stalinisti lo ammazzano a
Barcellona. Combatte, e non in senso metaforico, il nazifascismo, il
franchismo e lo stalinismo, anche se sono le democrazie a mandarlo
ripetutamente in galera. Collabora con Garosci, Lussu, Valiani e molti
altri «fuoriusciti» antifascisti, con i quali scappa fortunosamente da
Marsiglia allo scoppio della seconda guerra mondiale. E tenta, con altri
anarchici italiani e spagnoli, di far fuori Mussolini per ben tre volte.
Senza riuscirci, ma senza smettere un solo istante di combattere il
fascismo in qualsiasi parte del mondo si trovi. Uomo d’azione e non di
lettere, nondimeno fonda giornali e case editrici. Ecco, questo è stato
Pio Turroni, mani callose, passione anarchica.
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