In anticipo di decenni, Lasch individua chiaramente i guasti che il
processo di modernizzazione in atto avrebbe provocato nella società
contemporanea: la fine delle culture popolari autonome, rimpiazzate da
una cultura di massa tarata sulle esigenze del mercato; la crisi della
democrazia, ormai confusa con la libera circolazione delle merci;
l’estinzione tanto della comunità solidale quanto di un’idea di
individuo del tutto estranea all’atomizzazione perseguita dal
neoliberismo. Ma se questa modernizzazione avviene indubbiamente sotto
l’egida del capitalismo finanziario, essa è però avallata da una
sinistra, radical e liberal, incapace di interpretare il processo in
corso. Forse perché ne condivide, come ben evidenzia Michéa, la medesima
visione sociale e politica di stampo illuminista, a cominciare dall’idea
di Progresso. Nulla ha dunque impedito a quel processo di trasformare la
cultura in merce e il popolo in una massa anonima composta da Io minimi,
consumatori narcisi e anime perse: una deriva largamente prevista,
contro la quale Lasch, nel suo modo lucido e appassionato, ci aveva
messo in guardia.
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