A chi raccontiamo le nostre storie? C'è chi le racconta alla psicologa, chi al prete, chi agli amici. Ma sul posto di lavoro, i lavoratori e le lavoratrici raccontano i propri problemi, difficoltà e guai, ai delegati sindacali. Sono i delegati a sapere che in un certo reparto qualcuno subisce mobbing, che in un altro si mette in pericolo la sicurezza di chi lavora, che un nuovo capetto è arrogante, che un demansionamento è nell'aria. Tra i compiti dei delegati c'è infatti la responsabilità di mettersi in ascolto, di ascoltare le storie operaie, le storie di chi lavora. I racconti di questa antologia sono stati selezionati da un gruppo di delegati sindacali, invitati dalla Fondazione Di Vittorio, insieme alla Cgil di Roma e Lazio e all'Iress Lazio, a costituire una giuria - per una volta davvero "popolare" - per il premio letterario dedicato proprio al fondatore del più grande sindacato italiano, Giuseppe Di Vittorio. Che un sindacato si occupi anche di letteratura non deve stupire. In Svezia, paese socialdemocratico con una forte tradizione di letteratura working class, c'è un intero filone di scrittori e scrittrici che sono emersi da riviste e pubblicazioni sindacali. E in quel paese il sindacato ha saputo usare la letteratura anche come strumento di mobilitazione. La convinzione è che raccontarsi in prima persona dia nuova visibilità al mondo del lavoro e aumenti la consapevolezza e il protagonismo sociale dei lavoratori e delle lavoratrici. Perché raccontare alimenta le lotte e le lotte alimentano i racconti.
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