Central Park è una vasta area verde nel centro di Manhattan da sempre
percepita come uno spazio pubblico di libertà in cui accedere senza
barriere, proprio come lo avevano progettato, a partire da metà
Ottocento, gli architetti del paesaggio Olmsted e Vaux. Un parco urbano
pensato per la «gente comune», che tuttavia aspira a riportare nel cuore
di New York la wilderness originaria (quando l'isola era abitata dagli
indiani Wecquaesgeek). Ed è proprio il mito tutto americano della natura
selvaggia che spinge Olmsted e Vaux, ispirati dalla visione
proto-ecologista di Thoreau, a ideare un parco che non intende
addomesticare la natura e che piuttosto invita il visitatore a scoprirne
la bellezza selvatica percorrendo un intrico di viottoli in cui è facile
perdersi. Ma anche ritrovarsi. Perché Central Park è tradizionalmente
quello spazio aperto in cui è facile incontrarsi, e scontrarsi: non a
caso è qui che si radunano le grandi manifestazioni di protesta
newyorkesi. Uno spazio di libertà che si rivela dunque cruciale per
comprendere la storia sociale di un intero paese.
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