«Questo libro è la storia di un’utopia, uno spazio di prova, un laboratorio mentale in cui diventano pensabili possibilità che ancora non esistono. Non si tratta di idealizzare il futuro, ma di scovare nelle pieghe del presente i germi di nuove forme di vita e convivenza, pratiche e relazioni capaci di incrinare l’ordine dominante.»
Valeria Verdolini analizza la storia della violenza, la parte che ha nelle istituzioni e i modi in cui si può presentare, la descrive nelle sue molteplici facce e il ruolo che ha sempre avuto nel plasmare le forme di potere.
La violenza fisica è in questo discorso soltanto l’aspetto più evidente del fenomeno, perché c’è un filo rosso che collega la storia della schiavitù alla nascita del capitalismo, il colonialismo alla costruzione dei confini, l’emarginazione degli ultimi alla nascita della cittadinanza. Se la realtà è intrisa di un male originale, la risposta non può che essere un pensiero utopico ma allo stesso tempo costruttivo che sposi l’idea di abolizionismo come territorio politico e di confronto.
Abolire le prigioni, i confini, le polizie sono gli ambiti da cui Verdolini parte per allargare il discorso a nuove sfide politiche e sociali. Guardando alla storia delle abolizioni riuscite – la schiavitù negli Stati Uniti o i manicomi in Italia – si arriva al concetto di «abolizioni impossibili», ossia quelle strutture che perpetuano i meccanismi di oppressione: patriarcato, razzismo, proprietà, lavoro… Contro queste dinamiche apparentemente incrollabili si può fare qualcosa, ma la risposta chiede un duplice sforzo, culturale e operativo: l’ammissione del privilegio e l’impegno per costruire istituzioni altre.
L’abolizionismo che ci racconta Valeria Verdolini si fonda sulla speranza e propone trasformazioni radicali, che sono ormai i due orizzonti indispensabili per la sopravvivenza della democrazia.
Fare «utopia della realtà», dice Verdolini riprendendo gli insegnamenti di Basaglia, significa restituire una prassi all’ottimismo della volontà contro l’attuale e imperante pessimismo della ragione.
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