Nel 1908 il rivoluzionario indiano Taraknath Das scrisse a Lev Tolstoj chiedendogli di sostenere l'indipendenza indiana dal dominio coloniale britannico. Il maestro russo, impegnato da anni nella ricerca di una filosofia morale universale, rispose con la famosa Lettera a un indù, che Das pubblicò sul Free Hindustan, nella quale sosteneva la necessità per il popolo indiano di emanciparsi senza ricorrere ad alcuna forma di violenza. Quando il giovane Gandhi, la cui carriera di leader della pace era appena iniziata in Sudafrica, lesse la missiva, volle subito chiedere anch'egli a Tolstoj il permesso di riproporre lo scritto sull'Indian Opinion: è l'origine di una corrispondenza di altissimo spessore storico-filosofico – paragonabile solo a quella tra Einstein e Freud – che durò fino alla morte dell'autore di Guerra e pace. Tolstoj sposò la causa indiana nella sua integrità, mettendo in guardia contro le falsificazioni ideologiche, religiose e pseudo-scientifiche, e sostenendo un ritorno allo stato naturale e fondamentale della legge principale degli essere umani, quella dell'amore, perché «più forte degli uomini» stessi. Gandhi trovò nelle parole di Tolstoj un invito fiducioso a proseguire nell'elaborazione della teoria della non violenza e nella bontà della sua lotta politica. Assieme alla Lettera a un indù di Tolstoj, in questo testo vengono riportate le due lettere che Gandhi inviò a Hitler nel disperato tentativo di scongiurare l'entrata in guerra della Germania e la devastazione di ogni speranza di pace per il mondo.
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