Quante fotografie hai nella galleria del telefono? Se ci volesse anche solo un secondo per ciascuna, quanto ci impiegheresti a riguardarle tutte? Forse, sprecheresti tanto di quel tempo a ricordare, che non te ne rimarrebbe più per vivere qualcosa degno di essere ricordato, fotografato e postato. Ma cosa stiamo lasciando fuori dall’inquadratura? Questi dieci saggi, brillanti e dolenti, ironici e nostalgici, sono insieme una lunga lettera d’amore e una lunga lettera d’addio a Internet. Aiden Arata racconta l’identità ai tempi dei social media, l’ecoansia, il mondo delle influencer dal punto di vista di un’influencer, come si diventa venditore, acquirente e prodotto insieme. Seduce prima e respinge dopo l’idea di una vita vissuta seguendo le vibe: che rischio stiamo correndo se votiamo in base a come un politico ci fa sentire? E, alla fine, il punto torna sempre lo stesso: non è tanto come esistere su Internet, ma come esistere al tempo di Internet. Da una Los Angeles in cui ti viene chiesto di essere sempre pronto a decidere cosa salvare e cosa abbandonare, in un movimento che è sia ascensionale sia ascetico, Arata ci conduce fino a un monastero, per vivere qualche giorno senza telefono (ma, se nessuno lo sa, stiamo comunque vivendo?). E, se l’ascesi non funziona, allora potremo sempre recuperarlo, accenderlo, dare un’occhiata alla fotocamera frontale e vedere non più noi stessi, ma il nostro doppelgänger dall’altro lato della vita reale. Prefazione di Piscilla De Pace.
Devi effettuare l’accesso per pubblicare una recensione.









Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.