Scritti tra il 1922 e il 1939, i taccuini dell'emigrazione accompagnano Marina Cvetaeva dalla Russia a Berlino, poi a Praga e a Parigi, per fare infine ritorno in Unione Sovietica. Le pagine superstiti – una piccola parte dei "Quaderni di annotazioni" di Cvetaeva – narrano la vita quotidiana alternandola a prose e versi, lettere e racconti di sogni. Seguiamo così la nascita e la crescita del figlio Georgij, il trasformarsi della primogenita Alja in un'adolescente, i tentativi di far quadrare il misero bilancio familiare, e insieme lo sviluppo di prose e poesie, l'inizio del rapporto epistolare con Pasternak, le riflessioni sul destino della russia lontana, mentre l'Europa si avvia inevitabilmente verso la Seconda guerra mondiale.
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