Un romanzo potente sull’amore e la violenza, sul desiderio di andare avanti e i sensi di colpa. Un invito a riflettere sulle conseguenze del silenzio. Jeanne è un esempio di forza e speranza, in lotta continua per spezzare le catene del suo passato. Nel piccolo paese inerpicato sulle montagne del Vallese tutti sanno e nessuno dice niente, Jeanne impara presto a schivare la brutalità perversa del padre. Mentre la madre e la sorella si rassegnano a essere malmenate e insultate pesantemente, lei gli tiene testa. Un giorno, a causa di una parola sbagliata detta con la sicurezza dei suoi otto anni, il padre la picchia. Convinta che il medico del paese chiamato a visitarla metterà fine a quell’incubo, è costernata dal suo silenzio. Da allora l’odio per il padre e il disgusto per la vigliaccheria del dottore fungeranno da viatico per Jeanne. Alla scuola magistrale di Sion vive cinque anni di tregua, ma il suicidio della sorella agisce come un’intollerabile replica della violenza originaria. Rifugiata a Losanna, e benché il minimo rumore la faccia sempre sobbalzare, la giovane trova finalmente una forma di serenità. Nuotare nel lago Lemano è l’unico piacere che si concede. Rabbiosamente ossessionata dal desiderio di dimenticare e di vivere, si lascia tuttavia avvicinare da una cerchia di persone benevole che non si fanno spaventare dalla sua selvaticheria e si cimenta perfino nella vita amorosa.
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