È possibile un rapporto tra Roma e la modernità, intesa non come categoria storica, ma come bisogno di vivere, anche attraverso la città, la contemporaneità?
Il “ritardo storico” della Capitale, unito al rapido evolversi del concetto di modernità, sembra rendere arduo il raggiungimento di tale obiettivo.
La sfida della modernità non è un problema di oggi; se lo erano già posti i piemontesi al momento di trasferire la capitale del Regno a Roma, e prima di loro i francesi. Successivamente anche il fascismo promosse imponenti lavori di riqualificazione urbana che trovarono il loro culmine nell’E 42.
Oggi i ricercatori del Laboratorio di progettazione del DAAC hanno concentrato la loro attenzione sui “luoghi di scambio” tra le diverse modalità di trasporto, legate alla nuova “rete del ferro”. La creazione di questi nodi, affrontata nella sua globalità, potrebbe offrire una straordinaria opportunità di riqualificazione urbana, creando nuovi poli d’interesse all’interno della città stessa.
Le “porte” dunque, termine con cui vengono indicati i nodi dello scambio intermodale, non rappresenterebbero più il simbolo di una separazione tra le città e il mondo esterno, come avveniva in passato, ma si proporrebbero come innovativi veicoli di modernità in grado di offrire nuove opportunità di scambio e di comunicazione tra l’uomo e il contesto urbano in cui è inserito.
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