«Dirò ciò che ho visto, poiché sono un uomo che conosce il mondo con gli occhi», «Concepisco la vita e la morte in termini di colore». Il pittore Kokoschka narra i quadri della sua vita. Rapidi schizzi, larghe pennellate di colore per l’infanzia, la giovinezza per gli anni nella «Grande Vienna» del primo Novecento e a Berlino; l’incontro devastante con Alma Mahler e la parentesi nera della guerra con le gravi ferite nel corpo; poi gli anni di Dresda, Praga, Londra e Montreux con le nuove esperienze e i numerosi incontri che lo videro protagonista nella cultura del XX secolo. Uomo aspro, roccioso, trasgressivo, Oskar Kokoschka riempie di sé ogni pagina e con la scrittura e nella parola dipinge le sue fantasie, le sue arbitrarie certezze. «Non sono riformatore», «Non seguo le mode», «Non amo l’umanità». Autobiografia come autoritratto. La sua imponente figura in primo piano s’impone con tale prepotenza da respingere sullo sfondo eventi e personaggi: Klimt, Loos, Kraus, Cassirer, Liebermann, Schönberg, Furtwängler, Casals.
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