Manuel Felisi integra nel suo campo visivo un paesaggio urbano e uno naturale: antenne, tralicci e rami, però quasi mai come estensione dei suoi turbamenti, disturbi e urli psichici, ma come verifica di una visione in assetto variabile, ricognizione formale, precisa messa a punto iconica, focalizzazione architettonica, controllo stilistico, esercizio di ammirazione per costruzione complesse. Con Felisi vengono felicemente riabilitate nozioni che di solito gli incapaci tendono a gettare nel discredito: la forza della decorazione come lucida tensione costruttiva, l'ordine della composizione, l'evidenza di una bellezza ricercata quasi in estasi, senza vergognarsene. Ovviamente questa è una decorazione che è anche design, un neofloreale che diventa forma, una superfice che è soprattutto struttura, poiché interviene non soltanto sulla pelle dell'opera (nessuno "rivestimento") ma fin dentro al sul dna invisibile, nella sua genesi.
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