In questa indagine a tutto campo sulla resistenza dei ceti rurali all’invadenza del potere centrale, Scott mette a nudo la guerra secolare che lo Stato e le élite urbane hanno condotto contro la cultura vernacolare. Una guerra vinta dal potere centrale se ci si limita agli archivi ufficiali, ma ancora aperta se si sanno leggere i comportamenti infrapolitici attuati nel tempo e nello spazio da moltitudini di contadini. Queste forme di resistenza quotidiana – ostruzionismo, dissimulazione, furtarelli, bracconaggio, diserzione, incendi, fuga, sabotaggio… – hanno due pregi: passano perlopiù inosservate e non richiedono grande pianificazione o coordinamento. La loro forza sta nel numero, nella massiccia adesione individuale a comportamenti collettivi che creano una cultura coesa che non ha bisogno di stendardi, statuti, manifestazioni o scontri diretti. Non è lì che risiede l’azione, bensì in quei piccoli atti sottotraccia che tuttavia hanno un impatto maggiore rispetto alle episodiche, e letali, jacqueries. Insomma, in larga parte del mondo contadino vale ancora quel detto popolare vietnamita che recita: «La legge dell’imperatore si ferma ai margini del villaggio».
Biografia: James C. Scott (Mount Holly 1936 - Durham 2024) è stato docente di Scienze politiche e di Antropologia nell'Università di Yale, ha fatto ricerca sul campo soprattutto nel Sud-est asiatico (non a caso parla anche birmano e indo-malese). Tra i principali esponenti della perestroika accademica, che nelle Scienze politiche ha portato a un riequilibrio tra gli studi di tipo quantitativo, preponderanti, e quelli di tipo qualitativo, ha pubblicato numerosi libri tradotti in tutto il mondo. In italiano sono usciti Le origini della civiltà. Una controstoria (2018) e L'arte di non essere governati. Storia anarchica degli altopiani del Sudest asiatico (2020) per Einaudi e Il dominio e l'arte della resistenza (2021 n.e.), Lo sguardo dello Stato (2019), Elogio dell'anarchismo (2022 n.e.) e L'infrapolitica dei senza potere (2024) per elèuthera. Nel 2005 la rivista «American Anthropologist» gli ha dedicato un numero speciale intitolato Moral Economies, State Spaces, and Categorical Violence e nel 2020 ha ricevuto l'Albert O. Hirschman Prize per il suo importante contributo interdisciplinare in antropologia, economia e storia. Tra una lezione e l'altra allevava pecore nella sua casa in Connecticut.
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