Il poeta crea una struttura di finzione che ha a che fare con la verità, lo psicoanalista risponde con un silenzio che pure ha a che fare con la verità; anche se la prima è la verità del mondo che si rivela come realtà delle cose e la seconda è la stessa verità disseminata nelle infinite verità soggettive. La lettura del testo poetico non dice gran che al lettore di ciò che dell'autore è più proprio; la cura analitica a volte si infrange su un impossibile a dire che rappresenta una roccia insuperabile. Ma, si può dire che in entrambi i movimenti si è creato un contatto con la verità? E contatto rimarrà nella carne come un'iscrizione illeggibile da leggere e rileggere all'infinito? Gli autori si interrogano sui fondamenti di queste domande.
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