Carl Schmitt è considerato il padre di un paradigma teorico che sembra cogliere il nodo di ogni seria crisi politica: l’eccezione. Si tratta di una condizione di disordine e instabilità talmente grave da rendere indispensabile l’intervento risoluto di un decisore che si dimostri capace di sospendere l’ordine minacciato dalla crisi per crearne uno nuovo, più stabile e robusto. Il rischio letale insito in tale paradigma non ha bisogno di commenti: ogni crisi potrebbe fare da pretesto per l’instaurazione di un regime illiberale. Ma se la genesi di questa idea schmittiana fosse parte di una storia assai più intricata? Se, in realtà, Schmitt stesso fosse stato il primo ad aver evidenziato la fiacchezza e la miopia del paradigma eccezionalista?
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