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CRITICA DELLA PROPRIETÀ E DELLO STATO

Autore

Proudhon Pierre-Joseph; Berti G. N. (cur.)

Casa editrice

Elèuthera

Anno

17,00 

Disponibile

COD: 9788833022840 Categorie: , ,

Celebre per le affermazioni icastiche con le quali sintetizzava le sue tesi rivoluzionarie – come «la proprietà è un furto!» – Proudhon è stato il primo pensatore sociale ad attribuirsi la definizione di anarchico nel suo significato positivo e propositivo. E in effetti tutta la sua opera, un peculiare intreccio di riflessione iconoclastica e vis polemica, attesta l'emersione storica di una visione coerentemente libertaria dell'individuo e della società, in particolare nei rapporti con l'istituzione Stato. Questa scelta antologica propone alcuni brani essenziali della riflessione proudhoniana ripresi da una produzione teorica vastissima e a volte persino contraddittoria. Ne viene fuori una lettura anarchica del pensiero proudhoniano che ne identifica gli elementi forti – il federalismo, l'autogestione, la dialettica irrisolta degli opposti, il pluralismo metodologico e progettuale – restituendoci non solo la sua originalità ma anche la forte attualità del suo pensiero decentralista.

Biografia: Pierre-Joseph Proudhon (Besançon 1809 - Passy 1865), interlocutore/antagonista di Marx, polemista instancabile ed erudito autodidatta, è autore di opere fondamentali che hanno determinato la nascita del socialismo libertario europeo, tra queste Che cos'è la proprietà? (1840), Il sistema delle contraddizioni economiche (1846), La giustizia nella Rivoluzione e nella Chiesa (1858), Del principio federativo (1863). Di mestiere tipografo, è proprio questa attività che lo porta a farsi una cultura vastissima, tanto che diverrà saggista, giornalista e perfino, brevemente, deputato. Dopo la pubblicazione di Che cos'è la proprietà?, viene incriminato per le tesi sostenute nel libro, ma grazie alle sue argomentazioni filosofiche ottiene l'assoluzione. Poco dopo entra nella cerchia degli economisti che fanno capo all'editore Guillaumin ed entra in contratto con Marx e Bakunin. Dominato dall'idea del credito gratuito, fonda una Banca del Popolo, che però dovrà liquidare una volta condannato per «delitto di stampa». Dopo aver trascorso tre anni in prigione, periodo in cui scrive molto, vive gli ultimi dieci tra anni tra il Belgio (dove ripara per sottrarsi alle tante condanne) e la Francia, dove conduce fino alla fine un'intensa attività intellettuale. Per elèuthera è uscita la raccolta di scritti Critica della proprietà e dello Stato (n.e. 2019).

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