Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1986 e ormai introvabile, è una Polaroid delle forme di vita contemporanee e una critica niente affatto diplomatica delle ideologie «post-moderne». Scritto subito dopo la sconfitta dei movimenti rivoluzionari degli anni ‘60-‘70, traccia una strada filosofica e politica per sfuggire sia alla nostalgia del passato, coltivata dalla sinistra patetica, sia all'apologia del presente, intonata da quanti si affrettano a correre in soccorso del vincitore. Virno affronta qui, per la prima volta, una questione che in seguito avrebbe fatto versare fiumi di inchiostro: la piena identità tra lavoro e linguaggio, produzione materiale e comunicazione simbolica. Benjamin, Heidegger, Marx, Wittgenstein, linguisti ed epistemologi sono chiamati in causa dall'autore come una «cassetta degli attrezzi» utile a decifrare quel che ha trasformato in profondità i rapporti sociali, le biografie dei singoli, le passioni e i conflitti. Non storia della filosofia, ma filosofia applicata ai fatti. La riedizione rivista e aggiornata (con una nuova introduzione) di un libro scomparso che ha segnato lo sviluppo del pensiero critico in Italia e non solo.
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