«Dossi è una rara moneta aurea ma da gabinetto numismatico; utile allo studio, inutile al commercio». Con la nota azzurra 4580, Carlo Dossi definiva la sua «arte d'eccezione», volutamente destinata a un pubblico ristretto di lettori. L'arte, che per lui «è tutta pazzie», coincide con la vita: è «madreperlacea, illusoria, pericolante», fatta a «cancellature» e a «scritte pitture», a volte umoristica, altre «vaporosa» o a «macchie», come un quadro di un ritrattista scapigliato dell'ultimo romanticismo lombardo e toscano. C'è però nell'orizzonte del pensiero dossiano un'idea di teatralità che emerge dall'intima essenza dello scrittore. In essa si riflettono, come in un gioco di specchi, i frammenti delle letture di Hogarth, Stern, Swift, Richter, Hoffmann, Dickens, Poe e i segni delle spiccate inclinazioni del Dossi poligrafo: ora animatore, con i più bei nomi dell'epoca, della «cronaca bizantina» di Sommaruga, ora funzionario apicale, dal 1887, per il governo crispino.
Devi effettuare l’accesso per pubblicare una recensione.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.