Nelle “Bestie” Federigo Tozzi sperimenta un genere letterario inaudito, qualcosa che la critica ancora stenta a definire e ricondurre a forme note: 69 prose che tutto sono fuorché frammenti, giustapposte come tessere di un mosaico anti-narrativo e lirico, prive di qualsiasi cornice o introduzione. Un “montaggio”, un’allegoria di situazioni, personaggi, immagini, visioni, in ciascuna delle quali fa la comparsa enigmatica un animale. La bestia, forse, è solo un pretesto o forse è il segnale muto di un significato indicibile. Sin dalla prima prosa il lettore viene catapultato in un mondo che ondeggia fra realtà e immaginazione, fluido e frammentato allo stesso tempo, psichico e fisico insieme, indefinibile e inafferrabile. Prefazione di Cristina Ubaldini.
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