La misteriosa natura del bello, a cui faceva riferimento Simone Weil, non è puramente estetica, cioè riconducibile a questioni di gusto. Essa è piuttosto ontologica ed etica, strettamente unita com’è al vero, al giusto e al bene. È questo il senso della bellezza che si ritrova nei testi classici della grecità, da Omero a Saffo ai tragici. Umberto Curi vi si sofferma ampiamente in questo suo saggio, che ha al centro l’analisi del rapporto tra bellezza e tempo. Se il punto di partenza è costituito dalle considerazioni della Weil, quello di approdo è rappresentato dalla discussione sulla “cara patria” plotiniana, una patria che in realtà per l’uomo è irraggiungibile. Ad essa tendiamo incessantemente, senza poterla mai raggiungere, proprio perché questo percorso accidentato e discontinuo alla ricerca della bellezza è caratteristico della condizione umana.
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