A Bengasi, agli albori del XX secolo, Atiqa, giovane madre di famiglia, riceve la visita di uno sconosciuto. L'uomo dichiara di chiamarsi Ali, di essere il cugino di Atiqa, di voler svelare alla donna il mistero delle sue origini. Attraverso il racconto di Ali, Atiqa apprende di essere figlia di un ricco mercante bianco, appartenente a un'importante famiglia di Bengasi, e della sua schiava nera, ormai entrambi defunti. La storia d'amore tra padrone e schiava è stata ostacolata in ogni modo dalla famiglia dell'uomo, e infine spezzata. Ali informa Atiqa di aver ottenuto per lei il riconoscimento dei diritti di eredità sul patrimonio paterno. Davanti agli occhi del lettore si delinea un potente affresco della storia libica, dagli ultimi decenni dell’Ottocento all’inizio della dominazione italiana. Al centro, la tratta degli schiavi neri, razziati nell’Africa centrale e condotti in catene, attraverso il deserto, nelle grandi città del Nord Africa, le sofferenze degli schiavi a Bengasi, i loro rapporti con i padroni, e, per i più fortunati che riuscivano ad affrancarsi, la vita ai Recinti degli Schiavi, un ghetto riservato ai neri, divenuto in seguito un quartiere periferico della città.
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