L’ibridazione culturale non è certo un fenomeno nuovo, ma oggi il suo impatto è crescente e accelerato. Le dimensioni locali si intrecciano infatti con la dimensione globale e tutto confluisce in un calderone planetario che mescola lingue, idee, gusti, usi e costumi. Questa potente spinta sincretica produce un duplice effetto, del tutto speculare: da una parte mostra una pericolosa tendenza all’omologazione e al «pensiero unico» e dall’altra alimenta, in reazione, ideologie fortemente identitarie che vedono qualsiasi mescolanza come una contaminazione. L’idea di meticciato delineata dagli autori, un etnologo e un linguista, si propone al contrario di trovare un’alternativa tanto all’osmosi quanto alla chiusura in nome di un’inesistente purezza. Si tratta di mettere in discussione una certa concezione dell’universalismo, fatta di standardizzazione, livellamento e uniformità, per affermare un pensiero in divenire che, attraverso il confronto e il dialogo, diventi il vettore cosciente di quei mutamenti incessanti che costituiscono l’umano e il reale.
Biografia: François Laplantine è professor emeritus di Etnologia presso l’Università di Lyon-II e ha partecipato alla creazione del Centre de Recherche et d’Études Anthropologiques. Le sue ricerche in ambito etnopsichiatrico, condotte sul campo soprattutto in Brasile e in Giappone, si sono in particolare occupate di malattia e religione, oltre che dei rapporti tra antropologia, estetica e politica nell’era della globalizzazione. È autore di numerose opere, tra cui De tout petits liens (2003), Le social et le sensible (2005), Le Sujet (2007) e Cheminements. Voies anthropologiques et voies artistiques de la connaissance (2021). Con elèuthera ha inoltre pubblicato Identità e meticciato (2017). Alexis Nouss ha insegnato a Cardiff, dove ha creato il Research Group on Politics of Translating, e a Montreal, dove ha fondato il gruppo di ricerca POEXIL. Attualmente insegna Letteratura generale e comparata all’Università di Aix-Marseille, oltre a essere titolare della cattedra di Exil et migrations presso il Collège d’études mondiales di Parigi. I suoi campi di ricerca comprendono la traduttologia, la letteratura di testimonianza e l’estetica della modernità. È autore di numerosi saggi, tra cui La Modernité (1995), Plaidoyer pour un monde métis (2005) e, con Jacques Derrida, Dire l’événement, est-ce possible? (2001).
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