«La palermo male» è un libro impubblicabile, scorretto, che travalica tutti i limiti del buon gusto e della decenza. Allo stesso tempo, però, è un libro profondamente religioso. Si tratta di una serie di racconti – tutti ambientati in una Palermo luciferina e depravata, una Palermo psicopompa che divora i suoi figli come Saturno – in cui un io paranoico, sofferente e complottista si inabissa nel suo delirio. Evocazioni sataniche, malattie veneree, droghe e convegni di terrapiattisti: quello di Profeta – nomen omen – è un canto dall’Apocalisse, un’opera indifesa, un horror sociale, un libro composto come un quadro dissacrante, un pezzo trap o un lungo post in rete, che per un’assurda inversione di significato diventa una lode mistica a Dio.
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