La poesia di Chanin è il prodotto di due culture: quella della lingua in cui è scritta, ma anche quella dell’ambiente che la ispira; essa rientra nell’alveo della poesia russa al di fuori dalla Russia, dalla fine degli anni Ottanta “testo†a sé, prima di tutto per la duplicità culturale.
Slivinskij definisce il mondo di Chanin una sorta di antiutopia, «dolce, agrodolce, ma tant’è»; l’aspetto utopico di questa lirica deriva dall’affidarsi in maniera totale alla lingua e alle sue proiezioni, non tanto per fiducia, quanto piuttosto perché è un appiglio meno effimero della realtà .
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