La parola a Silver: «Fabio è bravo, e io quelli bravi li tengo d’occhio. A tanti capita di essere bravi una volta, e quelli li lascio perdere, ma quelli che sono bravi sempre fanno paura, e li curo.
Non mi addentro nella disamina del suo stile grafico personalissimo (che poi quando ci vediamo mi spieghi la tecnica, se usi davvero i pennelli o è solo un filtro, in che dimensioni, quanto c’è di materico e quanto photoshop ecc.), no, parlo dell’intelligenza elegante delle sue riflessioni, dello sguardo lunare sulle cose, distaccato e apparentemente disinteressato alle miserie dell’attualità, che invece, al contrario, aggredisce alle spalle arrivandoci per vie traverse. […]
Preciso come un laser, Fabio ti spiazza. È come qualcuno che ti porge la mano per stringere la tua e poi velocemente la ritira. È la palla che ogni volta Charlie Brown si ostina a calciare. È la porta a vetri che non riesci mai a vedere in tempo.
Il gatto che fissa la boccia d’acqua del pesce rosso e dice «Oh quando la guardi non bolle mai» vorrei mille volte averla fatta io. Ma che sinapsi ha questo ragazzo?».
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