Questa ricerca prende avvio da alcune affermazioni di Jean-Luc Nancy sull’essere-in-comune. Affermazioni dirompenti che restano però sospese e senza uno svolgimento radicale e coerente con le intuizioni fondamentali da cui provengono. Il loro punto di convergenza e di tensione teorica si può riassumere in questo modo: la comunità esige una figura teorica e una figura della prassi che sospenda e abbandoni la categoria del possibile. La comunità esige inoltre un pensiero estraneo a una certa utopia temporale, così come esige un’estraneità e un forte attrito con la logica dell’evento. Nancy ci lascia in eredità un’ontologia ineventuale e una singolare etica dell’im/possibile in cui la nozione di comunismo prende una nuova luce rispetto alle tradizioni dominanti della filosofia del politico della tarda modernità.
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