A lungo vittima di pregiudizi, il cinema documentano ha assunto con il tempo la nomea di arte "educativa", superata e poco attraente, soprattutto nel nostro paese. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito al rinascere, anche in Italia, di un rinnovato interesse per questo genere cinematografico, che ne ha messo in luce le immense potenzialità. Il cinema documentario, infatti, è in grado non solo di raccontare storie appassionanti come quelle della fiction, ma anche di farci riflettere sulla nostra capacità di comprendere davvero il reale. Questo libro racconta la storia del cinema documentario attraverso i grandi autori del mondo occidentale e l'analisi dei loro linguaggi, stili, e modi di raccontare la realtà. Un'attenzione particolare è dedicata al documentario italiano tra il dopoguerra e gli anni sessanta e a una riscoperta di grandi documentaristi come Vittorio de Seta, Gianfranco Mingozzi, Luigi di Gianni, Cecilia Mangini e Pier Paolo Pasolini, la cui produzione documentaristica è purtroppo quasi dimenticata. Ma il volume riflette anche su una serie di questioni teoriche legate al concetto di riproduzione della realtà, e analizza la dialettica tra mondo esterno, che "pre-esiste" al film, e visione del regista, che lo reinventa con il suo sguardo creativo. Tramite queste riflessioni, il libro di Maria Cristina Lasagni ci racconta un cinema documentario come mezzo per riflettere sul nostro modo di guardare e di pensare.
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