La rete ha da sempre rappresentato una scommessa di democratizzazione e liberalizzazione del sapere. Le piattaforme come Facebook, Google, Amazon, hanno poi saturato l’intero orizzonte sociotecnico del web producendo una cultura sempre più a loro somiglianza, diventando i nuovi «custodi di internet». Le persone hanno finito per muoversi in questo ambiente regolato da logiche algoritmiche rinchiudendo l’umanità in bolle conoscitive. Dorfles e Boccia Artieri affrontano il tema da due prospettive diverse, da un lato evidenziando la necessità di un patrimonio culturale che non passi attraverso il web, per non esserne usati; dall’altro l’esigenza di riappropriarci di Internet per tornare liberi nella rete.
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