Uno dei romanzi più suggestivi della narrativa italiana del dopoguerra è "L'iguana" di Anna Maria Ortese. In una sperduta isola, Daddo il viaggiatore scopre una ragazza dolcissima. Lui la vede così, mentre per gli altri è solo una bestia repellente. Assistiamo alla più sconcertante regola del mondo: ciascuno vede il bene e il male a modo suo e cerca di imporre il proprio giudizio. In occasione del centenario della nascita di Anna Maria Ortese, questa opera chiave e alchemica è al centro di un progetto, composto da una serie di testi appositamente realizzati e dalla proposta in dvd del film omonimo di Catherine McGilvray. Due critici e scrittori come Arnaldo Colasanti ed Emanuele Trevi conversano attorno alla radicalità di un'opera che è ancora il segno di una potente visionarietà. Il diario di lavorazione di Bruno Roberti, critico cinematografico a seguito della troupe del film, è la definizione di quella memoria laboriosa che stringe il cinema al romanzo. L'ultimo omaggio è il "racconto" di Carola Susani, che nell'"Iguana" riconosce una letteratura di confine e di pura esplorazione della crudeltà dell'esistere.
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