Nelle società che finalizzano l'economia alla crescita della produzione di merci il consumismo non è un vizio privato, ma una pubblica virtù, perché, se la domanda non crescesse con l'offerta, occorrerebbe ridurre la produzione e l'occupazione, innescando una crisi via via più grave. In queste società l'atto di acquistare travalica la sua funzione utilitaristica e diventa un valore in sé. Ma gli acquisti possono soddisfare solo le esigenze materiali della sopravvivenza, non possono dare un senso alla vita. Solo la valorizzazione della spiritualità consente di soddisfare le esigenze esistenziali profonde e di vivere come una conquista la riduzione della dipendenza dal consumismo compulsivo, che è la causa principale della crisi ecologica.
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