Ci vorrebbe una buona ragione che mi solleciti parole ed emozioni, si diceva Silvana, ma faticava poi a trovarne qualcuna davvero. Poi l’isolamento forzato, il lockdown e le quarantene hanno offerto più di una ragione per cominciare a scrivere e a ricordare. Una ragione che toglie il fiato ma, per fortuna, non le parole, che sono arrivate, piano piano, quasi come una terapia. Una sorta di réverie che si riempie di nostalgia, di desideri e di memoria, un amarcord sospeso e consolatorio, in un periodo che come un formichiere vorace si tira dentro terrazze, gabbianelle, gatti e Berlino, Tirana, Sidney, Cuba, Bruxelles e Carcassonne. Ma anche Sepùlveda, Malerba, Zavattini, Béjart, Edi Rama ed Ezio Bosso. Tanti sono i luoghi che ci regala Silvana Cirillo in questo diario, tante le sue esperienze. Ed è nel ripercorrere e poi raccontare queste esperienze che l’autrice è riuscita a trovare un modo per affrontare settimane e mesi complicati e logoranti.
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