Pubblicato con successo nel 1883, "L'eredità Ferramonti" è unanimemente ritenuto il capolavoro di Gaetano Carlo Chelli, ritrattista impietoso della "terza Roma" nell'Italia unita, la fervida neocapitale "bizantina" infettata dal malcostume, dalla mancanza di scrupoli, dagli scandali e da immoralità di ogni tipo. Nel solco della tradizione verista, il romanzo narra la saga di una famiglia di ambiziosi bottegai (in cui spicca la figura di Irene, donna avida e ostinata) che mescola le proprie corruzioni private a quelle degli ambienti politici e finanziari della Roma umbertina, ponendo dinanzi agli occhi del lettore scene e personaggi di sconcertante attualità, inquietanti anticipatori del degrado politico e sociale giunto fino ai nostri giorni. Riscoperto, a poco meno di un secolo dalla prima pubblicazione, nella collana einaudiana "Centopagine" diretta da Calvino, il libro conobbe una nuova, inaspettata popolarità anche grazie al film che nel 1976 ne trasse Mauro Bolognini. Introduzione di Riccardo Reim.
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