Poeta dell'eccesso e della rivolta, dell'invettiva e della bestemmia, Antonin Artaud si configura come una delle figure-chiave intorno a cui ruota il pensiero della dissociazione novecentesca. Sorta di Prometeo moderno che ruba il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini, Artaud ha disseminato la sua opera folgorante e "crudele" attraverso i generi più disparati. La sua scrittura travagliata, nata sotto l'urgenza di un dettato incalzante, descrive il delirio ora in forma esatta e rigorosa ora assumendone il carattere allucinato e profetico tipico dei grandi visionari. Ma sempre oltre le righe, in maniera radicale e provocatoria: inveendo, gridando, maledicendo tutto e tutti, con la consapevolezza di ricordarci che, a volte, la follia può essere più assennata di qualsiasi esibita, millantata saggezza.
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