Sinossi
Wilde – questo «genio insolente», come lo ha definito William Morris – è
soprattutto noto per i suoi romanzi e le sue commedie, oltre che per la
sua dichiarata omosessualità che gli è costata la galera e l’ostracismo
sociale. Ma ha anche scritto, nella sua peculiare maniera poetica, saggi
politici radicali che lo rendono a tutti gli effetti un anarchico, come
peraltro lui stesso si dichiara in alcune occasioni. Ma al di là di
un’esplicita postura politica, il suo radicalismo si esprime – in forme
inaspettate, ma ben evidenti per chi sa guardare – nella sua intera
opera artistica, pervasa da una morale fortemente libertaria del tutto
contrapposta a quella morale vittoriana che con raffinata e mordace
irriverenza mette incessantemente alla berlina. E così, accanto al Wilde
dandy e decadente, forse quello più conosciuto, emerge in tutta la sua
potenza un Wilde politicamente consapevole che si rivela un acuto
osservatore dell’animo umano e delle ingiustizie del suo tempo. Un Wilde
profondamente anarchico, appunto.
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