La Santa è Sara, una delle due cugine che si trovano a vivere insieme per un anno in un paesino nell’entroterra della Sardegna. L’altra, che abita sul mare, è stata bocciata a scuola e trascorre quel soggiorno obbligato in casa degli zii per punizione.
Sara, da parte sua, è una ragazzina svogliata e capricciosa, ma proprio per gli eccessi delle sue crisi di nervi, è ritenuta di salute cagionevole e scampa ogni sanzione familiare.
Una domenica prende a urlare in chiesa durante la messa. L’imbarazzo e lo scandalo che ne derivano sono sopiti nell’immediato dalla fanciulla stessa, che afferma d’aver avuto una visione. Col passare dei giorni l’intero paese passa dallo scetticismo pettegolo alla convinzione che sia stata toccata dalla grazia e abbia effettivamente avuto l’epifania d’un santo.
La suggestione dei successivi incontri con Lui sarà influenzata da Ameriga, una beghina del paese che educherà Sara alle dottrine e alle pratiche necessarie a intraprendere il suo itinerario ascetico verso i sacri misteri. Saranno giorni e notti di preghiere, di slanci e cadute, letture edificanti e mortificazioni corporali.
La cugina, intima confidente della Santa, passerà da una posizione incredula ad abbracciare gli esempi e gli ideali che vede incarnati in tale conversione. Finirà così per appassionarsi, con partecipazione proiettiva, alla vicenda di Sara, il cui corpo sarà sempre più segnato dall’irrefrenabile desiderio di sacrificio e di unione con l’essere che viene a visitarla.
La conclusione della vicenda separerà le due cugine, tra disillusione e rivendicazione rabbiosa della sacralità dell’esperienza infantile.
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