West Briar, lungo la costa di Long Island. Morgan Adair
raggiunge l’amica d’infanzia Claire, che l’ha voluta accanto
a sé e all’amorevole marito Guy Bolton in veste di madrina
del piccolo Drew. Nonostante l’atmosfera festosa del battesimo
sia offuscata dalla preoccupante depressione di Claire,
alla fine tutto sembra risolversi e Morgan saluta l’amica
per partire alla volta dell’Inghilterra.
Quand’ecco che una telefonata la costringe a tornare indietro:
Drew e Guy sono morti, ed è Claire stessa ad accusarsi
del duplice omicidio. Sola contro tutti, Morgan
proverà a dimostrare l’innocenza di un’amica che per lei è
più di una sorella, e a rispondere a due inevitabili domande:
se non è stata Claire, perché ha confessato? E chi è il
vero colpevole?
Erede delle gialliste britanniche e della grande tradizione
del romanzo nero statunitense («Le Figaro Magazine»),
Patricia MacDonald scandaglia i fondali della psiche con
una scrittura la cui voluta scorrevolezza è al servizio di un
intreccio disseminato di false piste, indizi fuorvianti, ripensamenti
e capovolgimenti. I vicoli ciechi che sembrano inghiottire
ad ogni passo l’ostinata indagine di Morgan Adair
non sono altro che zone d’ombra di storie taciute, buchi
neri infestati da mostri domestici, abissi da cui si distoglie
lo sguardo prima che il buio restituisca il nostro vero volto.
Patricia MacDonald, dopo una carriera nel giornalismo,
ha esordito nella narrativa con The unforgiven (1981, nominato
all’Edgar, uno dei maggiori premi dedicati alla narrativa
poliziesca) e da allora ha continuato a pubblicare con regolarità
e crescente successo. Vive nella piccola città di Cape May,
New Jersey, di fronte all’oceano, col marito Art Bourgeau e la
figlia. I suoi romanzi sono tradotti in Giappone, Svezia e Francia
(dove è costantemente in cima alle classifiche di vendita).
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