Siamo in una versione alternativa e distopica degli anni Settanta: John F. Kennedy non è stato assassinato ed è anzi sopravvissuto a diversi attentati fino a giungere a un terzo mandato, lo stato del Michigan è occupato da bande di motociclisti psicotici, la guerra del Vietnam non è mai finita e si trascina a oltranza, spogliata di ogni scopo e di tutti i significati geopolitici. Per contenere i disordini causati dal surplus di reduci traumatizzati, un'agenzia governativa ha sviluppato una tecnica che consente ai veterani di relegare i ricordi più orribili in un angolo inaccessibile della mente e un'intera parte del Michigan è stata dedicata alla riabilitazione e alla reintegrazione di questi soggetti. Quando la cura fallisce, però, i reduci diventano ancora più violenti. "Hystopia" si presenta con un artificio classico: un libro dentro un libro, romanzo postumo scritto da un reduce di ventidue anni, Eugene Alien, toltosi la vita a causa dello shock subito in combattimento e del suicidio della sorella con disturbi mentali. Con un'inventiva degna di Wallace o Vonnegut e una ferocia che ricorda McCarthy, Means ci accompagna in un viaggio tra Americhe concentriche sempre più ipertrofiche, danneggiate e deliranti, dove la guerra non ha inizio né fine: semplicemente è, e forse, come la vita, esiste solo per generare traumi.
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