"Siamo reali o autentici solo abitando nelle prossimità degli Dèi", scrive Roberts Avens conducendoci in un territorio lontano dalle usuali strade rappresentate dal "credo" e dalla "ragione". Già il tardo Heidegger e poi Hillman, e lo stesso Henry Corbin con la sua concezione di mundus imaginalis nel quale schiere di angeli forniscono il fondamento cosmologico della realtà , cercarono di inoltrarsi nel complesso mondo della gnosi. Nel farlo si sottrassero alla morsa religiosa che contrappone il bene al male e innalzarono la gnosi agli archetipi di un pensiero che fosse in grado di legare la storia (nelle sue varie manifestazioni) al corso della vita umana. Lungo un percorso affascinante, in cui centrale è il tema della tradizione, Avens ci fa riscoprire parole come "sacro", "dio", "anima", "immaginazione", "cosmo", di cui avevamo dimenticato il senso autentico. E attraverso la psicologia, la filosofia, la religione, la mitologia e la poesia, riprende idealmente i colloqui di Eranos, animati da alcuni dei protagonisti del pensiero del Novecento come Jung, Eliade, Kerényi. In questo modo mette in parallelo l'ossessione speculativa di Heidegger con la psicologia archetipica di Hillman e le schiere angeliche di Corbin per indagare il significato più profondo, e vero, del nostro essere qui, ora. "Il tempo dell'anima è sempre ora, scrive infatti Avens. "Conosciamo il mondo perché la nostra anima personale è, fin dall'inizio, collegata all'anima del mondo".
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