All'uscita del libro, nel 1956, un critico scrisse che con "Giorni tranquilli a Clichy" la letteratura si era spinta in territorio nemico molto più oltre di quanto fino a quel momento avesse osato. E non solo, verrebbe da aggiungere: aveva scoperto come può essere attraente quel territorio. Lo sono i rapporti crudi fra i due protagonisti del libro, Carl e Joey, e le professioniste del quartiere, e fra Carl e Colette, la vagabonda quindicenne che lui invita a vivere con loro. Lo sono i continui sconfinamenti fra esperienza e finzione. Lo è, soprattutto, la forma stessa che il libro assunse, quando Miller decise di costruirlo intorno alle immagini scattate dal più grande conoscitore di quella notte calda, sporca e vertiginosa che un tempo chiamavano Parigi: Brassaï. Sono pagine, quelle di Miller, che forse davvero oggi nessuno oserebbe più scrivere: ma che, per fortuna, possiamo ancora leggere.
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