L’opera comune degli architetti ungheresi Géza Aladár Kármán (1871-1939) e Gyula Ullmann (1872-1926) ha dovuto attendere a lungo per essere collocata adeguatamente nella storiografia architettonica. A cavallo tra Otto e Novecento, Budapest conobbe un periodo di grande fermento, durante il quale diverse generazioni di architetti rendono la città non solo una capitale al pari di Vienna, ma una metropoli europea. Il volume è composto da una serie di saggi di inquadramento, da schede specifiche sulle architetture, arricchite da disegni di progetto e immagini dello stato attuale, e da un saggio di sintesi su quanto realizzato nell’Ungheria storica. La tipologia delle opere, sia realizzate sia presentate ai concorsi, è molto varia e comprende sinagoghe, ville, edifici residenziali, banche, caserme, sedi di assicurazioni, grandi magazzini. Il contributo di Karman e Ullmann va considerato come una delle varianti del Szecesszió ungherese, non rivolta all’arte popolare magiara, come nel caso dei capiscuola Ödön Lechner e Béla Lajta ma, soprattutto, al gusto internazionale e «imperiale» di Otto Wagner.
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