L'autrice compie una ricognizione sul tema dell'alterità nella narrativa italiana del secondo Ottocento attraverso lo studio di tre autori solitamente ascritti a sfere letterarie e ambienti culturali diversi. Il saggio evidenzia come i tre scrittori manifestino un medesimo atteggiamento polemico nei confronti delle tradizioni consolidate. Così De Amicis si rivela capace di operare un radicale cambiamento assiologico fin dal suo esordio letterario, e Capuana giunge a significative innovazioni metodologiche e generiche proprio nel percorrere vie alternative alla soluzione positivistico-realistica. In quanto a Boito, nonostante il carattere di puro divertissement assegnato alla sua attività scrittoria, l'analisi di talune sue novelle individua l'uso di strategie narrative mistificatorie e ironiche allora del tutto inedite. Nei rispettivi trattamenti della tematica presa in esame, i tre scrittori contribuiscono a tracciare il solco che porta ai risultati novecenteschi di Pirandello, Svevo e Tozzi.
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