Questa pubblicazione si propone essenzialmente come un servizio al lettore. Il materiale rinvenuto presso l'archivio centrale dello stato, selezionato e corredato di agili note storico-archivistiche, offre uno spaccato interessante e in buona parte inedito su Aldo Capitini, qui visto attraverso l'occhio vigile della polizia. Si tratta in primis di resoconti stilati dai prefetti e dai questori delle città interessate dal raggio d'azione del filosofo perugino, in un arco di tempo che va dal 1933 sino al 1968, anno della morte di Capitini. Grazie al documenti - dei quali numerosi inediti, appunto - di questa lunga sorveglianza e sulla scorta di utili rimandi alla ricerca curata in tale ambito a suo tempo da Clara Cutini (Uno schedato politico: Aldo Capitini, Perugia 1988), i due curatori - Andrea Maori e Giuseppe Moscati auspicano di far emergere due elementi in particolare: da una parte, la rilevanza della fitta rete di rapporti politico-culturali intessuta da Capitini (si pensi a Claudio Baglietto, a Benedetto Croce, a Guido Calogero, a Tommaso Fiore, solo per citarne alcuni) e, dall'altra, la pervasività di quella "cultura del sospetto" montata attorno a un personaggio così scomodo e ancora viva anche in epoca repubblicana.
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