"Gli uomini giocano a mosca cieca con un fazzoletto sugli occhi, e finiscono per inciampare. Einvisibile appartiene agli spiriti superiori. E agli avventurieri".
Che cosa hanno in comune Alessandro Magno, Casanova, Maometto, Napoleone Bonaparte, Isadora Duncan, Cagliostro, Catilina e altri grandi personaggi all'apparenza così diversi? Un filo misterioso percorre tutte le loro storie, indipendentemente dal fatto che ognuno di loro abbia votato se stesso a conquistare o espandere imperi, a fomentare rivoluzioni, a fondare religioni o a truffare le corti di mezza Europa. E quel filo è l'avventura. William Bolitho, peculiare figura di outsider della letteratura del primo Novecento, con Dodici contro gli Dèi racconta le azioni di "uomini e donne il cui destino fu più grande del nostro"; così, a partire da Alessandro Magno ("in lui, più che in ogni altro, sono racchiusi i segreti che accomunano tutti gli avventurieri"), Casanova ("forse l'unico grande avventuriero che sia riuscito a sfuggire a una falsa rappresentazione di se stesso"), passando per Cristoforo Colombo ("l'avventuriero più fortunato e venerato dell'intero lotto"), Carlo XII, Napoleone e gli altri protagonisti di questo straordinario libro, conduce il lettore in un affascinante percorso sulle tracce dell'Avventura, divinità assoluta e puro antidoto contro l'irragionevolezza dell'uomo comune, "che sente cosa è meglio ma fa cosa è peggio, che respinge ciò che desidera e sceglie ciò che Io disgusta". Perché, come afferma Bolitho, nel corteggiamento dell'ignoto, nella sfida al destino, ieri come oggi "l'avventura esiste ancora".
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