Un saggio che si propone di analizzare a fondo i rapporti fra teologia e preghiera potrebbe sembrare inattuale e ingenuo per i tempi correnti, caratterizzati da stili di vita e sfide, anche in seno alla Chiesa, di tutt’altra natura. Eppure è impossibile e miope, soprattutto in un presente che vede molteplici forme di spiritualità senza preghiera e di etica senza culto, ignorare la necessità di tornare a ragionare su questo nesso antico e originario, dimostrando come la preghiera sia l’atto vitale su cui poggia e da cui si sviluppa la riflessione teologica. Attraverso una precisa ricognizione storica e un’esposizione chiara e attenta, Giulio Meiattini evidenzia le corrispondenze che legano la teologia di alcuni fra gli autori più rilevanti del secolo scorso e della contemporaneità: Gerhard Ebeling, Joseph Ratzinger, Wolfhart Pannenberg, Hans Urs von Balthasar e Ghislain Lafont. Dai loro scritti emerge in modo limpido come la preghiera possa essere considerata sia il trait d’union fra ragione e fede, in quanto presente nell’una e nell’altra in modalità diverse, sia la scaturigine della riflessione teologica. Dire Dio pregando mostra dunque come parlare di Dio (teologia) e parlare con Dio (preghiera) siano due modi distinti, ma inseparabili e convergenti, di orientarsi verso Dio. Orientamento che trova il suo punto focale e originario nella celebrazione liturgica, momento in cui la preghiera assume valenza teologica e la teologia la forma della preghiera.
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