Una parte del movimento femminista americano ha montato una campagna a favore della censura e contro la pornografia, rea di essere "la radice stessa della discriminazione e della violenza". Ma l'autrice di questo libro, femminista militante lei stessa e autorevole studiosa dei problemi legati alla libertà di opinione e di parola, sostiene che la censura - qualunque sia l'oggetto cui viene applicata - è stata (e continua ad essere) il primo strumento di repressione antifemminile. Difendere in ogni sua forma la libertà di parola è un compito che va di pari passo con la battaglia per la libertà d'azione e di espressione delle donne. Il libro è stato pubblicato da Castelvecchi a metà degli anni Novanta.
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