Anche per Natale il tempo è passato. In tutti i sensi. Almeno lui – Natale – sente così. Ha vissuto la sua parentesi solitaria nella cornice del suo egoismo. Gli anni gli sono scivolati addosso indifferenti, l’uno dopo l’altro. Gli amici gli si sono diradati attorno, l’uno dopo l’altro. Gli affanni gli si sono accumulati dentro, l’uno dopo l’altro. Gli è rimasta una ucraina devota che faceva le pulizie all’ospedale arrotondando con un po' di prostituzione, e la consolazione sconsolante di letture che gli hanno rivelato, poi via via confermandola, la solitudine e inutilità umana in un mondo, in un universo fatto di spazi sconfinati, di tempi incommensurabili. Letture che gli confermano la vacuità delle religioni, volte a banalizzare in favoletta una verità per gli umani semplicemente inafferrabile. Natale sente e sa che anche la sua fine è prossima. Irrimediabilmente prossima. Non gli rimane che la speranza, che gli possa restare vicina, fino alla fine, per aiutarlo nei suoi ultimi momenti, Irina, l’ormai vecchia e fedele prostituta.
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