L’intelligenza artificiale generativa sta entrando nelle nostre vite quotidiane non solo attraverso le sue applicazioni più specialistiche, ma integrandosi negli smartphone o nei motori di ricerca, vale a dire negli strumenti che utilizziamo tutti i giorni per accedere al sapere e per comunicare. Coloro che la sviluppano, ma anche molti analisti, la ritengono una delle tecnologie più rivoluzionarie mai inventate, capace di realizzare il sogno di produrre macchine intelligenti quanto e più di noi, con tutte le conseguenze utopiche – ma anche distopiche – che questo comporta. Tuttavia, sono sempre più insistenti le critiche che si sollevano verso questo modo di interpretare l’intelligenza artificiale, che sembra piuttosto il frutto di un’abile campagna di comunicazione volta a farcene sovrastimare il valore e le capacità. E allora, anziché esercitare la nostra immaginazione prefigurando un avvenire fantascientifico poco realistico, è molto più importante capire come funziona davvero l’IA generativa e quali sono gli spinosi problemi che pone già oggi. Problemi che, se non verranno adeguatamente affrontati, non potranno che acuirsi.
Biografia:Antonio Santangelo è professore di Semiotica e Semiotica delle culture digitali presso l’Università di Torino e collabora con il Centro Nexa su Internet e Società del Politecnico di Torino.
Alberto Sissa è dottorando per la Pubblica Amministrazione presso l’Università di Ferrara, con focus specifico su intelligenza artificiale, comunicazione e Public Value.
Maurizio Borghi è professore ordinario di Diritto Commerciale presso l’Università di Torino e condirettore del Centro Nexa su Internet e Società del Politecnico di Torino.
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