«Le numerose conversazioni raccolte nel volume offrono non solo l’opportunità di entrare nel laboratorio degli artisti, di scorgerne gli anditi più riposti e le fessure meno rischiarate dai riflettori, ma rappresentano un raffinato saggio di scrittura, in cui la comunicazione assume una connotazione colloquiale per destare l’immediato interesse del lettore, proiettato nella dimensione intellettuale del “dietro le quinte”. Si disegna così la trama suggestiva di riflessioni, osservazioni e rivelazioni che tratteggiano il mondo dello spettacolo visto al di là della ribalta, così da travalicare i paradigmi della “vita quotidiana come rappresentazione” sondata da Erving Goffman. L’abilità di Marianacci risiede nella capacità di formulare domande scrupolose e calibrate, che consentono all’interlocutore di sfruttare l’intervista come un’opportunità comunicativa non di circostanza, in considerazione del fatto che “le domande non sono mai indiscrete. Spesso lo sono le risposte”, come puntualizzava Lee Van Cliff a Clint Eastwood nel finale di Per qualche dollaro in più. Un profondo grazie a Marianacci e alla sua versatilità redazionale, oltre che intellettuale e culturale, che gli ha consentito di trasformare incontri professionali in opportunità di comprensione dell’arte filmica e teatrale, attraverso l’esercizio della scrittura, che diviene armonica quando le voci convergono all’unisono. L’Alighieri si sentì rivelare da Giustiniano che il concento sonoro delle intelligenze celesti è il frutto di un’armonia corale: “Diverse note fanno dolci note” (Paradiso VI, 123). Così l’incanto del cinema e del teatro è il frutto della convergenza di idee, intuizioni, abilità, che il coro delle voci raccolte da Marianacci contribuisce a comprendere al di là delle approssimazioni interpretative della cronaca, così in voga al tempo della comunicazione liquida e visuale del nostro tempo.» (dalla Prefazione di Andrea Lombardinilo)
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